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Redulen® Glicemia
Redazione
Esserre Nutrition

Redulen® Glicemia: gestione della glicemia con l’aiuto nuovo nutraceutico a base di ingredienti mediterranei

Le alterazioni del metabolismo glucidico, come alterata glicemia a digiuno e ridotta tolleranza al glucosio, caratterizzate da iperglicemia (100-125 mg/dl), rappresentano fllo sviluppo del diabete.

È stato evidenziato come un modesto incremento della glicemia possa determinare alterazioni molecolari molto fini, ma capaci di cambiare il metabolismo intracellulare del glucosio, anche senza familiarità per diabete.

Risulta dunque importante prestare attenzione e porre rimedio non solo a uno stato di diabete conclamato, ma anche a modesti aumenti della glicemia, al fine di ridurre una glucotossicità muscolare e l’insulino-resistenza, di mantenere l’euglicemia (glicemia a digiuno tra 75 e 100 mg/dl) e prevenire il diabete, malattia con una prevalenza in continuo aumento.

Il ruolo dell’insulino-resistenza

Un aspetto su cui è opportuno focalizzare l’attenzione riguarda il meccanismo fisiopatologico che conduce all’insulino-resistenza, condizione a monte del diabete mellito e implicata nella patogenesi della sindrome metabolica.

La causa primaria dell’insorgenza dell’insulino-resistenza è stata individuata nell’aumento della massa grassa, particolarmente a livello addomino-periviscerale.

Nei soggetti obesi, si verifica una aumentata produzione e liberazione di acidi grassi liberi (FFA) da parte del tessuto adiposo viscerale, fenomeno che riveste un ruolo cruciale nel determinismo della disfunzione del recettore insulinico presente sugli adipociti di questo tessuto e nella conseguente insorgenza di resistenza all’insulina.

L’attivazione del recettore insulinico, madiata dal legame con l’ormone, determina la fosforilazione di alcune tirosine e in particolare di una tirosinchinasi, la Active human protein kinase (AKT), nota anche come “protein chinasi B”, che ha un ruolo fondamentale sugli effetti metabolici dell’insulina poiché:

  • induce la traslocazione del trasportatore 4 del glucosio (GLUT4) dal citoplasma alla membrana cellulare (con un netto incremento della captazione di glucosio da parte del muscolo striato e del tessuto adiposo)
  • aumenta la sintesi di glicogeno
  • promuove l’effetto anti-lipolitico esercitato dall’insulina sul tessuto adiposo.

Dopo essere stato attivato dall’insulina, il recettore viene spento da questo stesso ormone attraverso la fosforilazione delle serine, in particolare della serin-chinasi PKC-Q, responsabile del blocco funzionale del recettore.

Nell’obesità, i meccanismi che regolano l’attività del recettore insulinico sono compromessi da fattori che innescano i meccanismi di disattivazione del recettore.

Tra questi, l’eccesso di FFA circolanti e l’ipersecrezione dagli adipociti e dai macrofagi di citochine infiammatorie, in particolare del Tumor necrosis factor – alfa (TNF-a) e dell’interleuchina -6 (IL-6), appaiono avere un ruolo dominante.

La serin-chinasi PKC-Θ risulta essere cronicamente attivata nei soggetti obesi, per cui oggi questo meccanismo viene indicato come la causa più probabile di insulino-resistenza in questi pazienti.

Le condizioni caratterizzate da iperglicemia

Si definisce alterata glicemia a digiuno (IFG) il riscontro di valori glicemici compresi tra 100 e 125 mg/dl, mentre si parla di ridotta tolleranza al glucosio (IGT) quando la glicemia due ore dopo un test da carico di glucosio (OGTT) di 75g è compresa tra 140 e 199 mg/dl; l’emoglobina glicata (HbA1c), un altro tra i parametri principali glicemici, misura la concentrazione plasmatica media del glucosio negli ultimi 3 mesi, e se compreso tra 6,00-6,49% (o 42-48mmol/mol), indica uno stato di disglicemia.

Questi valori devono essere tenuti in considerazione con attenzione, in quanto identificano soggetti a rischio di diabete e malattie cardiovascolari (Associazione dei Medici Diabetologi (AMD) e della Società Italiana di Diabetologia (SID).

Per quanto riguarda il diabete i criteri diagnostici sono rappresentati da:

  • una sintomatologia indicativa della malattia, come poliuria, polidipsia, perdita di peso inspiegabile, stanchezza, associata a un valore di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200 mg/dl;
  • oppure il riscontro di un valore di glicemia a digiuno (mancata assunzione di cibo da almeno 8 ore) ≥ 126 mg/dl;
  • oppure una glicemia ≥ 200 mg/dl durante una curva da carico di glucosio (OGTT);
  • un valore di emoglobina glicata (HbA1c) superiore a 6,5% (o a 48mmol/mol).

Monitoraggio della glicemia

Secondo gli Standard Italiani per la Cura del Diabete Mellito AMD-SID, la misurazione della glicemia riveste un ruolo fondamentale nelle persone a maggior rischio di sviluppare diabete, come quelle di età avanzata, con obesità, inattività fisica, ipertensione arteriosa, dislipidemia aterogena o familiarità per diabete.

Uno studio italiano ha dimostrato che persone con normale tolleranza glucidica ma con valori di glicemia maggiori di 155 mg/dl a 1 ora dopo OGTT hanno un aumento del 400% del rischio di sviluppare diabete rispetto a quelle con valori di glicemia dopo 1 ora da OGTT inferiori a questa soglia.

Nei soggetti con alterata glicemia dopo carico di glucosio è stata documentata una maggiore insulino-resistenza e una minore produzione di questo ormone dalle beta-cellule pancreatiche.

Individuare precocemente le condizioni di pre-diabete permette l’adozione di strategie volte al controllo dei valori di glicemia superiori alla soglia di normalità. Dati osservazionali, infatti, supportano il ruolo importante di una riduzione anche modesta dei valori di glicemia al fine di una diminuzione di insorgenza di nuovi casi di diabete.

Sulla base di queste considerazioni, le due società scientifiche di settore raccomandano l’effettuazione di uno screening mediante misurazione della glicemia a digiuno, della glicemia dopo 2 ore da carico orale di glucosio e dell’emoglobina glicata (HbA1c) negli adulti di ogni età con indice di massa corporea (BMI) ≥ 25 kg/m2 e uno o più fattori di rischio per diabete.

In caso di normalità del test di screening, la valutazione andrebbe ripetuta ogni 3 anni, prevedendo effettuazioni degli esami con una maggiore frequenza (almeno annuale) nei soggetti con disglicemia nota e in base alle condizioni di rischio globale.

Valore degli interventi nutrizionali

Nelle condizioni di iperglicemia un ruolo chiave è svolto dall’adozione di un corretto stile di vita incentrato su una alimentazione idonea e su un programma adeguato di attività fisica.

L’intervento sul life-style dovrà essere integrato da una terapia farmacologica di intensità differente in funzione della gravità della condizione clinica.

È interessante notare che le ultime linee guida aggiornate di diabetologia SID e AMD, pubblicate nel 2021, suggeriscono nel trattamento del diabete una terapia nutrizionale bilanciata, rappresentata dalla dieta Mediterranea, piuttosto che regimi dietetici a basso contenuto di carboidrati (low carb diets).

Come prevenzione primaria del diabete tipo 2 viene raccomandato uno stile di vita sano, seguendo una dieta con   ridotto apporto totale di grassi e un aumento di fibre vegetali (almeno 15 g/1000 kcal), calo ponderale e un aumento dell’attività fisica.

Il nuovo nutraceutico Redulen® Glicemia

Per contribuire alla gestione di valori di glicemia alterati, un ausilio può venire dal ricorso a una integrazione con prodotti nutraceutici capaci di contribuire al mantenimento di normali livelli di glucosio nel sangue.

In quest’ottica risulta di particolare interesse Redulen® Glicemia, nuovo integratore alimentare frutto della ricerca di Esserre Pharma, la cui composizione si basa sull’utilizzo di ingredienti provenienti dal bacino del Mediterraneo. La preparazione e produzione di questo nutraceutico è rigorosamente svolta in Italia e si fonda su una catena di fornitura particolarmente corta, dato che sono stati scelti fornitori del territorio italiano con i più elevati standard di qualità produttiva.

Redulen® Glicemia è un integratore a base di Lemotrin®, un esclusivo complesso sinergico di elementi bioattivi come gli estratti di limone e di arancia, esperidina e il cromo.

Effetti metabolici dell’estratto di limone

L’estratto di limone (Citrus limon) contiene flavonoidi, quali eriocitrina, esperidina e narirutina, che, oltre ad attività antiossidanti, antinfiammatorie e antiallergiche, hanno mostrato di migliorare il profilo glucidico.

Studi recenti in vitro e in modello animale hanno riscontrato che l’integrazione con polifenoli estratti dal limone posseggono effetti anti-diabetici e hanno la capacità di prevenire il diabete e le sue complicanze.

I flavonoidi hanno mostrato attività ipoglicemizzante attraverso diversi pathway metabolici:

  • regolazione della digestione dei carboidrati
  • signalling dell’insulina
  • secrezione di insulina
  • assorbimento del glucosio
  • deposito di grasso

Attività biologiche dell’estratto di arancia

Le arance (Citrus sinensis) contengono diversi fitonutrienti benefici, tra cui flavonoidi, esperidina, narirutina e antocianine, che oltre a essere potenti antiossidanti, hanno proprietà antinfiammatorie, antiobesità, ipoglicemizzanti e antitumorali.

Tra i flavonoidi più rappresentativi, oltre all’esperidina, è presente anche la naringenina che possiede attività anti-diabetiche e anti-obesità.

La somministrazione di questo flavonoide (25 mg/kg) in ratti diabetici ha mostrato una significativa inibizione dell’attività dell’α-glucosidasi che ha ritardato l’assorbimento dei carboidrati, riducendo quindi i livelli postprandiali di glucosio nel sangue.

Nei topi diabetici di tipo 2, la naringenina sovraregola GLUT4 e regola l’espressione degli enzimi epatici coinvolti nella gluconeogenesi e nella glicolisi, migliorando così l’iperglicemia. Il trattamento di topi diabetici con 25 mg/kg per 45 giorni ha ridotto significativamente l’iperinsulinemia, l’iperglicemia, la perossidazione delle membrane lipidiche e ha indotto il miglioramento dei marcatori epatici, il ripristino dei cambiamenti nel profilo lipidico e il potenziamento delle attività antiossidanti.

Tra le antocianine, il cianidin-3-glicoside (C3G) risulta di particolare interesse per la sua capacità evidenziata in topi diabetici tipo 2 di diminuire i livelli di glicemia e migliorare la sensibilità all’insulina, attraverso l’attivazione della Adenosine monophosphate activated protein kinase (AMPK) nel muscolo scheletrico e nel fegato. Questa attivazione è stata accompagnata da una sovraregolazione di GLUT4 nel muscolo scheletrico e da una sottoregolazione della gluconeogenesi nel fegato.

Azioni del cromo sul metabolismo glucidico

Il cromo è un micronutriente essenziale legato alla regolazione di molteplici processi nel corpo umano, inclusa l‘omeostasi del glucosio.

Il cromo aiuta a regolare l’omeostasi del glucosio attivando i recettori dell’insulina attraverso l’oligopeptide cromodulina aumentando così la trasduzione e la sensibilità del segnale dell’insulina.

Una revisione sistematica e meta-analisi di 25 studi ha evidenziato che, complessivamente, la supplementazione di cromo, da solo o in combinazione, ha migliorato significativamente il controllo glicemico (differenza media per HbA1c: -0,55%; IC al 95% da -0,88 a -0,22%; P = 0,001, differenza media per glicemia a digiuno -1,15 mmol; IC al 95% da -1·84 a -0·47; P = 0,001).

Le evidenze disponibili suggeriscono, quindi, effetti favorevoli della supplementazione di cromo sul controllo glicemico nei pazienti con diabete tipo 2.

 

 

Bibliografia

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